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Dante Alighieri

DANTEDì 2022

Il 25 marzo di ogni anno ricorre il Dantedì, cioè la Giornata nazionale in cui si celebra il Sommo Poeta: molti ritengono che proprio in quella data del 1300 Dante abbia iniziato il viaggio narrato nella Divina Commedia.

In occasione del Dantedì 2022 ci occuperemo dei vari riferimenti che il poeta fa sul cibo nella sua opera più importante.

Durante il periodo in cui Dante scrisse la Divina Commedia vennero pubblicati i primissimi ricettari di cui si ha conoscenza come, per esempio, il Liber de coquina, scritto alla corte angioina di Napoli presumibilmente nel 1304.

Gli alimenti e le tecniche per la loro preparazione iniziarono ad essere più presenti nella letteratura.

E così pure Dante fa dei riferimenti alla gastronomia dell’epoca nella sua opera fornendo un’accezione diversa  del cibo a seconda della situazione in cui si svolge la scena.

Nell’Inferno esso diventa strumento di una condizione peccaminosa che si traduce nel cedimento ai piaceri del cibo e quindi al peccato di gola, le cui conseguenze si traducono nelle pene inflitte alle anime dannate.

Nel XXI Canto dell’Inferno i barattieri e gli speculatori fraudolenti vengono tenuti sotto la pece bollente “Non altrimenti i cuoci a lor vassalli” … “fanno attuffare in mezzo la caldaia, la carne con li uncin, perché non galli …”

In questa scena l’Inferno è una grande cucina dove i diavoli ordinano ai loro sguatteri di immergere la carne dei dannati affinché non affiori e cuocia perfettamente.

https://youtu.be/3PvVyS2E6po

Nel Purgatorio il riferimento al cibo non è più negativo: la sorpresa delle anime espianti, appena sbarcate sulla spiaggia, viene paragonata alla degustazione di una nuova pietanza “La turba che rimase lì, selvaggia parea del loco, rimirando intorno come colui che nove cose assaggia …”

Ancora una volta Vittorio Gassman ci introduce nel II Canto del Purgatorio:

https://youtu.be/xgu0_Q13uw0

Nel I Canto del Paradiso il cibo viene utilizzato da Dante come metafora: le schiere celesti vivono di “pan degli angeli”, cioè della contemplazione mistica, insieme ai beati e ai santi.

In questo caso si tratta di una golosità di beatitudine e l’atto di banchettare è il premio per una vita retta e pura e diventa un gesto spirituale che si compie alla presenza di Dio.

https://youtu.be/MXGrHknPyy0

 

IN VIAGGIO CON DANTE

Stava rientrando a Firenze da un’ambasceria a Roma, quando Dante venne a sapere di essere stato condannato all’esilio perpetuo dalla sua città.

Era il 1302 e i guelfi neri avevano conquistato il potere a Firenze scalzando la parte avversa, i guelfi bianchi, di cui Dante faceva parte.

Non potendo rientrare nella sua “Fiorenza”, Dante iniziò l’interminabile esilio, cercando ospitalità presso le famiglie nobili dei dintorni, in particolare in Toscana e in Romagna.

Proprio attraverso questi territori si snoderà questo nostro viaggio immaginario con Dante, facendo il percorso inverso,  quello che lui avrebbe tanto desiderato fare, e cioè da Ravenna a Firenze.

Prima di lasciare Ravenna, facciamo una breve visita alla sua tomba:

https://youtu.be/A473wKZZeVo

A una cinquantina di chilometri da Ravenna, il primo borgo che troviamo è Brisighella, caratterizzato da i “Tre Colli” su cui poggiano la Rocca manfrediana del XIV secolo, il Santuario del Monticino del XVIII secolo e la Torre dell’Orologio: https://youtu.be/kkq_zny-tdk

Sul versante romagnolo dell’Appennino tosco-romagnolo c’è Marradi, una delle fermate del “Treno di Dante” , costruito più di un secolo fa.

Il cosiddetto “100 Porte” è stato uno dei simboli della locomozione ferroviaria italiana, ispirato alle diligenze dei primi del Novecento e caratterizzato da interni interamente in legno che contribuiscono a creare quel senso di eterno che si respira appena si sale a bordo.

“100 Porte”, tante sono le porte su ogni lato del treno, quante sono le persone che questo mezzo unico ha ospitato a bordo: da ufficiali, a comandanti fino ad arrivare a infermieri e medici durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le carrozze vennero utilizzate come ausilio per i feriti di guerra.

Il treno percorre la tratta da Firenze a Ravenna e i passeggeri hanno la possibilità di visitare gratuitamente alcune delle eccellenze del patrimonio culturale, paesaggistico e artistico delle sei fermate: Firenze, Borgo San Lorenzo, Marradi, Brisighella, Faenza e Ravenna.

https://youtu.be/ClF7mYMiK-Q

Ma la nostra prossima tappa è diretta al piccolo borgo San Benedetto in Alpe, al confine della Romagna con la Toscana: https://youtu.be/yjU7G23WTKw

Lungo il cammino si può visitare la cascata dell’Acquacheta menzionata da Dante  nel XVI canto dell’Inferno: https://youtu.be/YWV2GlnQe3Q

Proseguiamo il nostro viaggio che ci porta a San Godenzo.

Questa tappa ha una forte connessione con Dante: infatti, qui si tenne un convegno tra gli esiliati da Firenze, sia ghibellini che guelfi bianchi, per architettare un’offensiva militare e riprendersi il potere i città. La storia però ci insegna che la missione fallì prima ancora di incominciare.

Entriamo nell’abbazia di San Gaudenzio: https://youtu.be/kNccC3cGEG4

 

Si prosegue per Dicomano, Pontassieve e, finalmente, si arriva a Firenze.

Il nostro viaggio immaginario con Dante finisce qui ed io vi saluto …

 

CURIOSITÀ SU DANTE

Approfittiamo della ricorrenza del 700º anniversario dalla morte del Sommo Poeta per addentrarci nella sua personalità, conoscere qualcosa di più su come pensava e sulla sua vita.

Vi siete mai chiesti come fosse il suo rapporto con gli amici?

Il Prof. Alessandro Barbero ce lo racconta: https://youtu.be/CauFJMp2e1M

L’amore ha avuto un ruolo centrale nella vita e nell’opera di Dante e di amore ne parlavano tanti suoi contemporanei, ma sentiamo come ha vissuto lui personalmente questo sentimento:

https://youtu.be/zMUWesMhK88

Le donne non sono tutte uguali. Non lo erano neanche per Dante, per il quale ci sono anche le donne d’amore.

Il critico letterario Aldo Onorati, riportandoci alla mentalità del Medioevo,  ci spiega  quale fosse il giudizio di Dante sul gentil sesso:

https://youtu.be/tVupCESdFWA

Dante non sfuggì all’usanza dell’epoca in cui i matrimoni erano stabiliti dalle famiglie per rafforzare alleanze di convenienza e, quindi, sposò Gemma Donati.

Fu un matrimonio felice? https://youtu.be/YHTjMiI3ie4

Come abbiamo appena ascoltato, Dante era spesso lontano dalla famiglia. Infatti, a 21 anni andò per la prima volta in guerra:

https://youtu.be/oD3FI76FLWY

Come d’uso all’epoca, anche Dante si dedicò con passione alla politica, che finalmente lo condannò all’esilio.

Di quegli anni il  poeta ne fa una riflessione nella Divina Commedia:

https://youtu.be/maoTZ27HKfE

DANTE A FIRENZE

Dopo sette secoli la città di Firenze ha subito profonde trasformazioni ma, ciononostante, per le sue strade si ritrovano ancora vivide tracce di Dante.

La Firenze medievale era protetta da una possente cinta di mura al cui interno si trovava un reticolo di strade strette e buie. Spuntavano le case torri delle famiglie più potenti.

All’epoca non esistevano né il Campanile di Giotto né la cupola del Brunelleschi. Il Ponte Vecchio era molto diverso da come lo vediamo oggi.

Oggi andremo a scoprire i luoghi di Dante a Firenze.

Partiamo dal cuore della città: Piazza Duomo.

Di fronte alla facciata del Duomo c’è il Battistero di San Giovanni dove, presumibilmente, Dante fu battezzato nella cerimonia collettiva del Sabato Santo (26 marzo 1266).

Il Duomo, ovvero la cattedrale di Santa Maria del Fiore, all’epoca di Dante aveva un aspetto completamente differente, era molto più piccola e si chiamava cattedrale di Santa Reparata.

Al suo interno troviamo il dipinto di Domenico de Michelino – realizzato nel bicentenario della nascita di Dante –  che ritrae il poeta con la Divina Commedia in mano.

https://youtu.be/KOgBLFbXxzQ

Sull’edificio di fronte al lato destro del Duomo c’è una lapide di marmo con incise le parole “Sasso di Dante”.

Pare che il poeta fosse solito sedersi su un masso assorto nelle sue meditazioni e ciò ha dato luogo ad alcune leggende.

https://youtu.be/0ZT1zlWgDUM

La Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi (più conosciuta come la Chiesa di Dante), secondo alcuni fu la chiesa in cui Dante incontrò Beatrice Portinari.

Invece sembra più probabile che sia la chiesa in cui Beatrice sposò Simone de’ Bardi.

Al suo interno si trova la tomba di famiglia dei Portinari e una targa indica quella di Beatrice, ma si crede che Beatrice sia sepolta in Santa Croce nella tomba della famiglia del marito.

https://youtu.be/qEaWCoGG3Z0

Pochi passi più avanti si arriva ad una piazzetta in cui sorge la cosiddetta “Casa di Dante”, ma in realtà è un edificio ricostruito all’inizio del ‘900 sulle case delle famiglie Mardoli e Donati.

La vera casa di Dante, anche se non si ha la certezza assoluta, è  in via Dante Alighieri di fronte a piazza San Martino. Sull’edificio vi è una targa affissa che recita “Io fui nato e cresciuto / Sovra ‘l bel fiume d’Arno alla gran villa”.

La visita al museo “Casa di Dante” è interessante per immergersi nella vita della Firenze medievale: dislocato su tre piani, offre un percorso espositivo che, grazie ai contenuti interattivi, permette di addentrarsi nella storia della città nel Trecento e nella vita del poeta.

https://youtu.be/sMKQmkv7x0E

La nostra passeggiata nella Firenze di Dante finisce a Piazza Santa Croce.

Di fronte alla facciata, sul lato sinistro, troviamo la statua di Dante, realizzata in marmo di Carrara dallo scultore Enrico Pazzi nel 1865 in occasione delle celebrazioni dei 600 anni dalla nascita del poeta.

https://youtu.be/a5_6lqWj418

DANTEDÌ 

Il 25 marzo, è il Dantedì.

 

Franz Liszt considerava la Divina Commedia e il Faust di Goethe come punti di riferimento per l’interpretazione della vicenda umana.

La  “Fantasia quasi Sonata” dopo una lettura di Dante è la premessa alla grande Sinfonia Dante, composta a Weimar ma concepita in Italia.

 

Con queste parole il Maestro Michele Campanella ha voluto celebrare Dante e ricordare anche Liszt in questa giornata.

Mi sono permessa di citare questo grande artista italiano (che ho la fortuna di conoscere personalmente) per proporvi di celebrare Dante con musica.

Vi auguro un buon ascolto: https://youtu.be/jeZuP6gMkSY

 

DANTE NELL’ ARTE 

Nessun autore nella storia della letteratura è stato fonte d’ispirazione per l’arte quanto Dante Alighieri. Le sue due opere maggiori, la Vita Nuova e la Divina Commedia, hanno dato origine a delle vere e proprie tradizioni e correnti artistiche.

Ma nei secoli vi è stata anche una produzione esemplare di dipinti e sculture che vede Dante protagonista: Andrea del Castagno, Sandro Botticelli, Domenico da Michelino, Raffaello Sanzio, Dante Gabriel Rossetti e molti altri hanno ritratto il Sommo Poeta o si sono ispirati alla sua opera.

Andrea di Bartolo di Bargilla, detto Andrea del Castagno (1421-1457) ha inserito il ritratto di Dante in una serie di figure di donne di uomini illustri nella Villa Carducci di Legnaia: https://youtu.be/sNJs0cLLgxo

Sandro Botticelli, il cui vero nome era Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi (1445-1510), fece uno dei ritratti più celebri del Sommo Poeta e fu anche illustratore dell’Inferno dantesco, progetto che gli portò via molti anni.

https://youtu.be/H7AvXmYLjeE

 

Domenico da Michelino (1417-1491) nell’opera che si trova a Santa Maria del Fiore, riesce ad unire  Dante con il suo poema tra le mani, l’immagine di Firenze e la raffigurazione dei tre regni d’oltretomba, nella quale campeggia la montagna del Purgatorio: https://youtu.be/lghU3qbqFII

Agnolo di Cosimo, conosciuto come Agnolo Bronzino o, semplicemente, il Bronzino (1503-1572), offre una chiave di lettura diversa del poeta, in quanto erede della cultura umanistica dell’età di Lorenzo il Magnifico:

https://youtu.be/WEZnfaDnmtg

Raffaello Sanzio (1483-1520) raffigura nella parte inferiore della sua opera la Chiesa militante e, nella parte superiore, la Chiesa trionfante.

Il ritratto di Dante si trova nella parte inferiore, in cui figurano teologi, dottori della Chiesa, pontefici, letterati e semplici fedeli: https://youtu.be/sIQ2EdrT76Y

Anche la Divina Commedia fu fonte di ispirazione per tanti artisti, tra i quali Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), uno dei fondatori del movimento artistico dei Prefarraeliti: https://youtu.be/Zxi-7nGRYpE

Un suo contemporaneo, Gustave Doré (1832-1883), pittore e incisore francese, noto soprattutto per le sue illustrazioni della Divina Commedia:

https://youtu.be/oO1JTVuhymg

Più recentemente, anche Salvador Dalí , all’anagrafe Salvador  Felipe Jacinto Dalí i Doménech, marchese di Dalí de Púbol (1904-1989), si ispirò alla Divina Commedia in occasione dei 700 anni della nascita di Dante per una serie di cento dipinti, in cui compie una rilettura psicoanalitica dell’opera dantesca: https://youtu.be/bm-fsovwZIY

DANTE E RAVENNA

Dante – in esilio dal 1302 – si allontanò, per motivi sconosciuti, da Verona per approdare nel 1318 a Ravenna presso la corte di Guido Novello da Polenta.

Lì trascorse tranquillamente gli ultimi tre anni della sua vita durante i quali creò un cenacolo letterario ed ebbe anche l’occasione di svolgere alcune ambascerie politiche per conto del signore di Ravenna.

https://www.youtube.com/watch?v=LlTcEW35zaI

 

L’ultima ambasceria di Dante a Venezia gli fu fatale, in quanto di ritorno verso Ravenna contrasse la malaria che lo portò velocemente alla morte nel 1321.

La tomba di Dante fu costruita tra il 1780 e il 1782 in stile neoclassico nell’intento di restituire nobiltà e decoro alla sepoltura dantesca che, fino ad allora, era stata ospitata all’interno di una piccola cappella.

Nel giardino a fianco del mausoleo si trova il “Quadrarco di Braccioforte”, un antico oratorio che prende il nome da una leggenda secondo la quale due fedeli prestarono un giuramento invocando il “braccio forte” di Cristo.

A pochi passi dalla tomba di Dante Alighieri si può visitare il Museo Dantesco, nella suggestiva cornice dei chiostri francescani.

Il Museo è stato creato nel 1921 in occasione del sesto centenario della morte del poeta con lo scopo di conservare tutti i cimeli, documenti e oggetti appartenuti a Dante, spesso offerti da enti italiani e stranieri.

La tomba di Dante, il giardino e i chiostri francescani fanno parte della cosiddetta “Zona del Silenzio”, cioè l’area di rispetto che circonda il luogo della sepoltura del poeta.

https://www.youtube.com/watch?v=yecXtTnCtsA

IL GIOVANE DANTE

nel 2021 ricorrerà il 700 anniversario della morte di Dante Alighieri e in tutto il mondo hanno già iniziato a ricordarlo in modi diversi.

 

Ho letto un interessante articolo di Camillo Langone, pubblicato dal quotidiano “Il Giornale”, dal titolo “Amore felice, amicizia e altre magie del giovane Dante”, che desidero condividere con voi:

 

Sullo sfondo della turbolenta Firenze medievale, in tumultuoso sviluppo economico e finanziario, il giovane Dante, prima che la passione politica lo travolga e ne determini la rovina e l’esilio, scrive la sua Vita Nova e sceglie Amore come suo unico Dio e Signore.

È entrato a far parte di una cerchia di amici capitanata da Guido Cavalcanti, ricco, bellissimo, agilissimo nella mente e nel corpo, che si dichiarano Fedeli d’Amore, e riscrivono in versi dal nuovo stile il lessico delle gioie e dei tormenti del cuore.

Dante si spinge più in là. Crea il mito di Beatrice, verso cui professa, come scrive Borges, una «adorazione idolatrica»: per il giovane poeta Beatrice è tutto, è la ragazza di cui si innamora e le cui brevi vicende mondane, ritmate dal numero nove – tre volte tre, il numero di Dio – sono racchiuse in un incontro, un saluto, il rifiuto di un saluto e la morte prematura. Ed è un fantasma, il simbolo della Sapienza e della Bellezza Angelica, che illumina, ingentilisce, scaccia ogni sentimento violento, e porta dal cielo in terra il suo miracolo nuovo. Guido si chiude nel suo disperato, eroico materialismo. Dante, per onorare Beatrice, per dire di lei «quello che mai non fu detto di alcuna», intraprenderà il suo percorso di pellegrino celeste verso la conoscenza del mistero di Dio. Ma questo giovane, la cui anima conosce già vastità infinite e turbinose moltitudini, è capace di tradire l’oggetto della sua idolatria.

Nelle Rime troviamo una poesia che è la più straordinaria celebrazione della giovinezza che la letteratura universale conosca. E lì Beatrice non c’è. Una poesia che parla di un desiderio e di un piacere del tutto mondani, di una aspirazione alla felicità concreta, vissuta nel sogno ma anche nella carne. È il sonetto Guido i’ vorrei che tu e Lapo ed io. Un suo tema è l’amicizia, intesa come complicità, come condivisione di esperienze in una cerchia a sé stante, impermeabile al mondo. Un altro la magia, con la convocazione sulle rive dell’Arno del Mago Merlino, il «buono incantatore», dalle brume della favolosa Bretagna. Un altro ancora il viaggio, senza famiglia, senza impedimenti, tra compagni, in mare aperto e senza meta. E infine l’amore, che qui chiede di essere corrisposto come garanzia di felicità. Beatrice non c’è, nella navigazione magica del giovane Dante. Sul vascello del desiderio c’è madonna Vanna per Guido, madonna Lagia per Lapo, e per lui? Per Dante c’è «quella ch’ è sul numer de le trenta». L’espressione può sembrare criptica e impoetica, ma certo gli amici complici l’hanno afferrata al volo. Dante, alla maniera dei trovatori di Provenza, aveva scritto una poesia in cui elencava le sessanta più belle donne di Firenze. Eco certo delle «sessanta regine» di cui parla Salomone nel Cantico dei Cantici. Chi era «sul numer de le trenta», al trentesimo posto? È lei che Dante vorrebbe sul vascello incantato. Una donna in carne ed ossa, di cui non conosceremo mai il nome. Una donna con cui «ragionar d’amore», e che fosse contenta di farlo, come di certo lo sarebbe lui. La giovinezza, eterna forma di follia chimica, spinge a sognare tutto questo. Il giovane Dante, di cui molti continueranno a preferire la maschera di severità, cupezza, odio, impegno civile, lo ha sognato. E poi, da maturo viandante dell’universo, è tornato lì, all’identità di Dio e di Amore scoperta nella sua giovinezza: all’idea di Amore come energia che muove tutto: la poesia, i desideri, il mare, «il sole e l’altre stelle».”